È un brevetto, non è in produzione e non ci sono prove che lo sarà a breve. In più il braccialetto avrebbe tutt’altro scopo.
La notizia del brevetto di Amazon per un braccialetto elettronico da far indossare ai lavoratori e renderli più efficienti è stata al centro del dibattito politico italiano, in piena campagna elettorale. I leader dei principali partiti hanno commentato la news, a partire dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni (Pd): “La sfida è costruire lavoro di qualità e non lavoro con il braccialetto” ha detto il premier, seguito a ruota da Laura Boldrini di LeU (“Il braccialetto elettronico è una modalità degradante e offensiva per la dignità dei lavoratori”) e Matteo Salvini della Lega (“Siamo uomini o schiavi?”) che hanno espresso il loro parere su Twitter. Un’alzata di scudi per proteggere i lavoratori che ha costretto il colosso di Seattle a difendersi pubblicamente: “In tutti i Paesi in cui operiamo rispettiamo in maniera rigorosa tutte le regolamentazioni in materia di lavoro” ha fatto sapere in una nota. Pietro Grasso, di LeU, ha avvicinato l’idea di controllare i dipendenti ad “un film di fantascienza”: ebbene, è vero, sembra tutto una finzione proprio perché in realtà questo braccialetto non esiste.
Innanzitutto si tratta di un brevetto – depositato nel 2016 e ufficialmente riconosciuto soltanto nelle scorse settimane – e le grandi multinazionali ne registrano migliaia ogni anno che poi si traducono in un nulla di fatto: è essenzialmente una presa di posizione nei confronti degli avversari per non trovarsi impreparati. Ad ogni modo, prendendo per certa questa strada, si tratta di un dispositivo in grado di riconoscere la posizione della mano, sincronizzarla con quella dei prodotti presenti sugli scaffali dei magazzini e indirizzare così i lavoratori verso il prodotto giusto. Non servirebbe a controllare cosa fanno i dipendenti o dove vanno, piuttosto l’idea è quella di rendere ancora più veloce ed efficiente la gestione del magazzino, provando a saltare un processo di verifica che certifica che la persona abbia preso il prodotto giusto dallo scaffale. Non è in produzione e non ci sono prove che lo sarà a breve, come testimonia un’inchiesta del New York Times e come smentito dalla stessa Amazon: “i brevetti impiegano anni per essere approvati e non necessariamente riflettono gli sviluppi attuali che stanno avendo i nostri prodotti e servizi” scrive l’azienda fondata da Jeff Bezos in una nota.
Certo, nessuno potrebbe metterci al sicuro da un utilizzo improprio del braccialetto, ma da qui a dire che Seattle punta a controllare i propri dipendenti ce ne passa. Possiamo definirla una fake news? Soltanto in parte, è stata pompata dall’allarmismo generale nel mondo dei media, complice la campagna elettorale e la scarsa fama di Amazon in termini di condizioni di lavoro. Un mix che si è rivelato potentissimo.