Quel funesto 4 novembre del 1966 è ancora vivo nella nostra memoria, almeno di quelli che lo hanno vissuto.
Ricordiamo l’impegno dei volontari che si prodigarono per salvare il nostro patrimonio culturale e furono soprannominati gli Angeli del fango. Allora non si parlava di cambiamento climatico, solo di ‘evento straordinario‘ che colpì Firenze, con lo straripamento dell’Arno, e Grosseto, con quello dell’Ombrone. A distanza di anni gli eventi straordinari sono diventati una costante; eppure tutte le volte i politici hanno fatto promesse (mai mantenute), promulgato leggi su leggi e nominato commissari straordinari che, nella maggior parte dei casi, non hanno saputo investire sul territorio con progetti ad hoc.
Siamo nel 2023 e dopo 57 anni le alluvioni sono diventate all’ordine del giorno, con un danno per le persone che le subiscono, perdendo ogni loro avere conquistato giorno dopo giorno con il lavoro di una vita. E lo Stato adesso che fa? Vista l’importanza che ha rivestito in questi ultimi anni la tecnologia digitale, risponde con programmi come il IT-Alert sui telefonini, “testato” solo pochi mesi fa proprio in Toscana, che in teoria avrebbe dovuto avvisare la popolazione di un evento imminente catastrofico. Eppure, invece di attivarlo, il governatore della Regione Toscana ha attivato la tradizionale l’allerta meteo in codice arancione.
Così il 2 novembre 2023 la perturbazione atlantica Ciaran, alimentata da una intensa quantità d’acqua e da venti sino a 120 km orari, si è abbattuta sulla Toscana per più di cinque ore; fiumi e torrenti hanno esondato allagando cittadine e campagne, frazioni e periferie, travolgendo tutto ciò che incontravano, dalle automobili alle persone, provocando frane e smottamenti, mentre le forti raffiche di vento contribuivano a questa catastrofe scoperchiando i tetti e inondando le zone costiere con forti mareggiate (Marina di Pisa e Viareggio).
Il risultato è stato veramente tragico: centinaia di sfollati, per lo più a Campi Bisenzio, ospedali semi-allagati a Pontedera, Prato, Borgo San Lorenzo, Empoli, per non parlare delle otto vittime che non è stato possibile salvare in tempo, travolte dalla forza dell’acqua in varie cittadine come Montemurlo, Rosignano, Lamporecchio, Prato e Cecina. L’operato dei Vigili del Fuoco è stato come sempre decisivo per soccorrere le persone in difficoltà e trasportarle in locali di fortuna, come nella sede della Fondazione Spazio Reale a Campi Bisenzio dove sono stati sistemati in un unico ambiente, su lettini di tela e con solo una coperta, per affrontare il freddo di novembre. Non dimentichiamo che in questi casi l’energia elettrica non funziona, perché anche le cabine elettriche sono state travolte dal fango e non ci sono più nemmeno l’acqua potabile e il gas.
In Italia, come sempre in caso di necessità, oltre ai Vigili del Fuoco si mobilitano i volontari che, armati di pala e tute celesti, si sono adoperati per portare via il fango dalle strade di Campi Bisenzio e fornire acqua e cibo alle persone anziane non autosufficienti. A Quadrata, dove l’acqua ha devastato la biblioteca che raccoglie testi preziosi, anche in questo caso sono prontamente intervenuti giovani volontari per cercare di salvare il loro patrimonio culturale.
Mentre i volontari svolgono gratuitamente e con impegno il loro lavoro di sostegno alla popolazione, ripulendo dal fango, imbrattandosi e dormendo su brandine, i nostri politici e amministratori, profumatamente stipendiati, intervengono nelle zone alluvionate con le classiche passerelle per constatare i danni. Il 13 novembre il Ministro della Protezione civile Nello Musumeci, il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, il presidente della Regione Eugenio Giani e i sindaci dei Comuni coinvolti hanno svolto un sopralluogo nelle zone più colpite.
Questa la dichiarazione rilasciata da Musumeci:
“Sono ormai 15 anni che c’è il cambiamento climatico, ma tutto quello che accadrà in termine di eventi estremi non sarà straordinario ma ordinario. Sarebbe un errore dire che la colpa è solo del cambiamento climatico. La colpa non è solo della natura ma anche dell’uomo. Questo governo ha messo a disposizione delle Regioni 800 milioni del PNRR per la sicurezza del territorio. L’uomo può attutire e mitigare gli effetti del maltempo e dei cambiamenti climatici e la responsabilità che l’uomo deve avere è nel non consumare nuovo suolo.
Da parte nostra a Roma sarà fatto tutto quello che è possibile e necessario fare nei tempi che le procedure burocratiche consentiranno. Vogliamo che si torni presto alla normalità e che si apra una stagione nuova. Occorre ricostruire, ma ricostruire bene. Resterò due giorni in Toscana. Domani andrò in Versilia, ascolterò operatori, sindaci, rappresentati del territorio perché il Governo vuole avere piena e serena consapevolezza di quanto accaduto e quanto può fare. Per la fase di ricostruzione dopo l’alluvione in Toscana, serve una relazione dettagliata sui danni alle infrastrutture e ai privati. E a questo sta lavorando e deve lavorare la Regione Toscana insieme ai sindaci, fornendo magari la relazione nella prima decade di dicembre. Maggiore è la portata del danno e più tempo servirà per poter intervenire e soddisfare le esigenze. Auspico che tra gli imprenditori ci sia qualcuno che abbia assicurato la sua azienda. Anche questo è un tema da affrontare. Siamo l’unico Paese in cui questo rimane un tabù, siamo al 6% ed è un dato grave. Dovremo promuovere una nuova cultura del rischio“.
Purtroppo, tra le imprese devastate dall’alluvione c’è anche l’industria tessile di Prato, dove il fango ha distrutto tessuti e macchinari che difficilmente si potranno recuperare e tutto ciò causerà il non rispetto delle commissioni, con un evidente danno economico. Le cosiddette voci istituzionali hanno proclamato di voler rinviare il pagamento delle tasse, che comunque, una volta superata l’emergenza, andranno versate, mentre i ristori promessi a gran voce forse non arriveranno mai, visto l’esempio delle aziende dell’Emilia Romagna che non hanno ancora ricevuto niente di niente.
Senza dimenticare che, come al solito si riparla della mancata messa in sicurezza e del fatto che ormai questi eventi da straordinari sono diventati ordinari; unica novità il riconoscimento del danno causato anche per opera dell’uomo. Ma a cosa sono servite in tutti questi anni le numerose norme urbanistiche che tutte le regioni e i Comuni hanno adottato? A cosa è servito elaborare la mappa del rischio idraulico?
Hanno portato ad una eccessiva urbanizzazione, con le strade occupate dalle auto, il tombamento dei torrenti, la scarsa manutenzione degli argini. Questo è il risultato ormai evidente e conosciuto da tutti! Significative le testimonianze degli abitanti delle zone alluvionate, come quella di un figlinese che ricorda che a Figline anche 40 anni fa si era verificato un evento del genere, solo che allora c’era più terreno libero e pertanto più permeabile, dove l’acqua scorreva senza provocare i danni attuali.
Ma il colmo è l’intervista del governatore Eugenio Giani (nominato, come da copione, commissario delegato all’emergenza) rilasciata al TG3 Toscana il giorno 10 novembre, dove dichiara:
“Questa notte è piovuto molto, ma dal punto di vista del territorio abbiamo retto al momento attuale, possiamo essere soddisfatti, anche perché avevamo fatto una quantità di lavori pazzeschi sugli argini proprio per evitare che questa notte quegli argini dei torrenti, dei fiumi Bisenzio, Ombrone ma soprattutto il Bagnolo dove l’alluvione del 2 di novembre si era portato via più di 200 metri di argine”.
Peccato che la sera stessa il torrente Bagnolo ha esondato alla periferia ovest di Prato, nella zona Sant’Ippolito. rompendo gli argini appena rifatti e costringendo 170 persone ad evacuare.
“Dell’Agna a Montale dove le falle erano tremende, addirittura abbiamo provveduto a de-tombare, cioè a riportare all’aria aperta ed io sono stato lì perché era l’operazione più delicata a Vaiano“
(c’è da chiedersi se nel frattempo si è laureato anche in ingegneria o se è solo per fare presenza)
“Quello che è un torrentello che negli anni ‘50-’60 era stato sostanzialmente intubato sotto il livello stradale nel centro e che in questi giorni era esploso, infatti l’abbiamo riportato all’aria aperta, questi lavori hanno evidentemente provveduto a salvare quello che stanotte poteva essere un ulteriore momento drammatico.”
La domanda sorge spontanea: come mai le fognature sono esplose non riuscendo a smaltire l’acqua e sono stati cambiati i naturali corsi d’acqua che fanno parte di un complesso sistema idraulico minore che una volta alterato causa solo disastri? Proseguendo l’intervista Giani rassicura che l’allerta arancione rimarrà sino alle ore 14:00 e anche qui una domanda è lecita: perché solo “arancione” e non “rossa”? Ancora non è chiaro. Molto soddisfatto comunica che tutte queste opere di messa in sicurezza sono costate 5 milioni di euro, finanziamento ottenuto dopo la dichiarazione dello stato di emergenza. Ci si chiede perché non le hanno fatte prima?
Qui il video dell’intervista: https://www.rainews.it/tgr/toscana/video/2023/11/maltempo-toscana-nuova-allerta-arancione-837deecb-8e98-4b5d-b083-b6e2db938dd4.html
Dopo che la situazione temporalesca si è calmata, è emerso il grosso problema dello smaltimento della quantità di rifiuti che si è creata ammucchiando i mobili e tutto il materiale distrutto dal fango e dalla furia dell’acqua; sono da smaltire anche i rifiuti speciali come i tessuti.
In compenso, prontamente, l’ASL Toscana invita le persone che vivono nelle zone alluvionate a vaccinarsi gratuitamente per l’antitetanica “per evitare rischi alla salute”.
Sono ormai trascorse due settimane dall’alluvione e i sindaci si rimpallano le responsabilità, affermando che avevano già attuato numerosi interventi su decine di torrenti proprio per renderli “resilienti ai cambiamenti climatici” che, secondo loro, sono la principale causa dell’alluvione, ribadendo però successivamente le parole del loro amico Giani a proposito delle ulteriori opere di messa in sicurezza del territorio della Val di Bisenzio e ricordando che “il Trescellere è un torrente tombato che passa nel centro del paese, sotto abitazioni e luoghi pubblici, che il 2 novembre è letteralmente esploso per la pressione dell’acqua, rompendo la tombatura ed allagando il centro di Vaiano. Oggi è stato ripulito, sono state rimosse le tombature ed è stato ricondotto nel suo alveo naturale, ed ora dovrà essere ricostruito un nuovo rapporto tra il torrente e l’abitato”.
Questo il video di Vaiano di TV Prato
C’è da precisare che il balordo sistema di tombare i fiumi è una caratteristica che in Toscana si è sviluppata sino agli anni 70 e, chiaramente, gli amministratori continuano a ribadire che un evento di tale portata non si era mai verificato. Per forza! Continuando ad alterare il normale flusso del complesso reticolo idrogeologico, prima o poi accade l’imprevedibile.
Ad oggi il bilancio è gravissimo e i danni stimati arrivano a due miliardi di euro, la popolazione è allo stremo anche se decisa a ricostruire; c’è da sperare che uno spiraglio si apra verso questa Italia dei continui disastri e che si proceda a risarcire la popolazione delle zone colpite (imprese, agricoltori, cittadini) e, soprattutto, si ritorni a finanziare la spesa pubblica per la manutenzione costante della nostra nazione, convogliandola verso opere che la salvaguardino veramente.