Grazie a Dio, George Orwell è esistito. George Orwell, scrittore, nel suo ormai mitico best seller “1984” introduce la neolingua, o nova lingua, una lingua costruita, artificiale, parlata a Londra nello Stato di Oceania. Nel romanzo questa nuova lingua imposta dal Socing, il partito socialista al comando, entro il 2050 diventerà la lingua ufficiale del Paese e di fatto indurrà tutti gli abitanti (o quasi) di Oceania a parlare quella che a tutti gli effetti sarà l’ocolingua, ovvero una lingua meccanica, dal lessico appunto povero, incapace di produrre un suo significato se non suoni spesso nonsense. Di fatto dunque una lingua svuotata di ogni pensiero in grado di far dimenticare al popolo tutto il mondo che era prima in funzione unicamente di quello che il Grande Fratello o il ministero della Verità di turno imporranno.
Un piano perfetto. Il lessico crea cultura, crea dialogo. Il dialogo crea il sapere, chiedete a Socrate. Eliminando il lessico, riducendolo a un mucchio di suoni, ed eliminando di conseguenza il dialogo, si elimina il sapere. Si dimentica. Non si riesce a creare un costrutto, un pensiero, un ragionamento. Si è intrappolati, appunto, nel meccanicismo vuoto della neolingua e in quello che essa veicola.
Noi oggi non siamo in Oceania, ma, dicevamo, grazie a Dio George Orwell è esistito. E ci ha lasciato un manifesto. Il mio dubbio resta: non so se è un metterci in guardia o piuttosto un manifesto programmatico. Ma se George Orwell non fosse esistito noi forse oggi non riconosceremmo neanche la presenza della neolingua in tutti i canali che ci circondano. Neolingua fatta di rovesciamento di significato, di parole inventate o utilizzate ad hoc, stravolgendone la semantica in modo utile a costruire una realtà altra, diversa. Quando l’UE ci racconta della “proposta di regolamento volta ad armonizzare a livello comunitario le norme di diritto internazionale privato relative alla genitorialità” asserendo che la proposta è stata identificata come un’azione chiave nella strategia dell’UE sui diritti dei minori e sottolineando come i diritti dei minori sono universali e che l’interesse superiore del minore deve essere una considerazione preminente ecc., parla in neolingua.
Nello stordente giro di parole di questa proposta, ad esempio, si tratta di riscrivere la verità: la pace sarà chiamata guerra, la menzogna verità. E’ il principio di Oceania, ed è qui oggi. Mentre si nomina ossessivamente la parola minori, minori, minori, si parla di diritti (che bello), si accenna a termini quali genitorialità, ad acronimi quali LGBT, si dice perfino “interesse superiore del minore”. Beh, chapeau. Se non vi vengono i brividi quando si parla di interesse superiore del minore…vi rinfresco la memoria. Vi ricordate quando il povero piccolo Alfie Evans, malato, nel 2018 fu ucciso? Si parlò di “interesse superiore” del minore, il diabolico “best interest”. Ve lo ricordate?
Su quel best interest ci hanno costruito e ci costruiscono ogni giorno un mondo. Su quel best interest un bambino (e poi certamente chissà quanti altri esseri umani) sono stati privati della vita. Best interest di chi? Di cosa? A me fa tanto tornare alla mente il palloncino rosso di “It”, un inquietante cavallo di Troia. L’escamotage, l’espediente, lo stratagemma per attirare l’ignaro essere umano in trappola. Per ingannarlo. Ecco il punto: quando sentite parlare ad esempio di salvare il pianeta dal surriscaldamento climatico drizzate le orecchie, c’è sempre l’inganno ed è l’introduzione della transizione ecologica. Così quando si parla di non discriminare, aspettatevi le unioni civili o le tratte neo schiaviste delle ONG. Quando si parla di diritti, aspettatevi il gender e la carriera alias. Quando si parla di tutelare la donna aspettatevi l’aborto. Quando si parla di innovazione tecnologica, aspettatevi la transizione digitale e il transumanesimo formato microchip. Quando si parla di interesse del minore, aspettatevi solo l’interesse degli adulti (di alcuni di loro) magari trattasi di utero in affitto. Quando si parla di amore aspettatevi l’odio, quando si parla di pace, aspettatevi la guerra. E’ Oceania, è 1984, sono i distopici tutti, è il linguaggio distopico del Great Reset.
E allora grazie a Dio che ha permesso la vita a George Orwell e a tutti i distopici. Cominciare a leggerli potrebbe essere quello sì, davvero, nel nostro best interest.
Di Gloria Callarelli, fahrenheit2022.it
Gloria Callarelli. Nata a Vittorio Veneto (TV), si è laureata in “Scienze della comunicazione e produzione multimediale” all’Università di Padova. Ha esordito come giornalista televisiva per poi dedicarsi per un periodo al cartaceo e infine all’online, dove scrive stabilmente dal 2011 per un quotidiano nazionale e per diverse realtà dell’informazione indipendente. Frizzante, forte e battagliera difende da sempre i valori della vita, della famiglia, della fede e delle libertà contro la piaga del mondialismo: temi che l’hanno convinta a più riprese anche a partecipare attivamente alla vita sociale e politica del proprio Paese. Appassionata di arte, storia, letteratura, politica, è costretta ad avere sempre a portata di mano un taccuino o un cellulare per appuntare le sue poesie. E’ moglie e mamma.