Liguria, Emilia-Romagna e Umbria, vanno a completare il mosaico dei ben 7 appuntamenti elettorali regionali tenutisi nel 2024. Emerge un chiaro 4 a 3, non il nostalgico risultato di Italia-Germania ai mondiali 1970, ma della destra sulla sinistra: 4 regioni a destra (Basilicata, Abruzzo, Piemonte e Liguria) e 3 a sinistra (Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna), con il carrozzone del centrosinistra che recupera lo svantaggio piazzando il doppio colpo Proietti in Umbria e De Pascale nella fortezza rossa Emilia-Romagna.
Dal mosaico, dunque, la prima immagine netta che si scorge è la restaurazione del bipolarismo perfetto, sbiadita con l’avvento sulla scena politica del M5S, diventato oggi un vaso di coccio tra i vasi di ferro del campo largo, dove il PD può vantare la propria “strabiliante” egemonia. La seconda immagine netta, quindi, è la neutralizzazione definitiva del M5S: il più grande esperimento sociale di gatekeeping è ormai condannato all’irrilevanza politica per aver tradito la fiducia di milioni di italiani che oggi disertano le urne. Altra immagine forte e chiara, è l’aumento record dell’astensionismo, una costante in tutte le tornate elettorali regionali; il risultato a livello aggregato, riguardo l’affluenza alle urne, è netto: in tutte le 7 regioni, solo uno su due degli aventi diritto, ha partecipato alla tornata elettorale mentre l’altro 50% ha disertato le elezioni. Un trend in costante e progressiva crescita, che conferma la disaffezione dei cittadini verso lo strumento elettorale, percepito, pure a livello regionale, come una foglia di fico su una democrazia spogliata di senso.
“Il tramonto della democrazia rappresentativa” è un quadro alla cui realizzazione hanno contribuito anche gli artisti dei partiti antisistema: i leader del dissenso ci hanno messo del loro a far gonfiare l’astensione, poichè in nessuna tornata elettorale sono riusciti a presentarsi uniti. Ciascuno ha preferito reiterare la propria egoica passerella, preferendo spartirsi un minuto di gloria e visibilità individuale sul mainstream, piuttosto che spartirsi un bacino di voti per mettersi al servizio del Paese. A furia di incassare percentuali da prefisso (0,…), accompagnate dal solito palliativo propagandistico: “è solo l’inizio di…“, stanno maturando le cause profonde dei fattori ostacolanti i processi di unione, da ricercare nella competizione e nella concorrenza, subdolamente introiettati dal potere negli stili di vita di chi intende combatterlo. Come ben spiega l’amico Paolo Borgognone in una sua magistrale analisi, “i leader del dissenso sono talmente imbevuti di neoliberismo nel metodo, più che nel merito, da aver impostato una campagna elettorale figlia delle loro idiosincrasie ideologiche. Inoltre si tratta di personaggi spesso egocentrici, pieni di sé, vanagloriosi, volubili, nevrotici e che si considerano fuoriclasse circondati da brocchi. Il loro metodo ricalca esattamente quello utilizzato dal mainstream per gestire le relazioni politiche, mediatiche, umane in un sistema neoliberale. Direi che si comportano come il liquido che si adatta perfettamente alla forma del bicchiere che lo contiene. Tuttavia, sarebbe assurdo fargliene una colpa. Nati e cresciuti nel neoliberismo, affascinati dal culto della notorietà, è normale che abbiano una mentalità e dei modi di fare neoliberisti (sarebbe stupefacente il contrario).”
Rizzo con l’1,1% in Umbria è riuscito a superare la soglia dello zerovirgola, strappando briciole di voti ai “competitor” Pasquinelli e Tritto: divisi hanno contato come un due di bastoni quando la briscola è a spade.
Se il vecchio mondo unipolare a trazione atlantista sta per essere spazzato via dallo scarico della storia, e se, con esso, la democrazia rappresentativa sta tramontando, quali nuove forme di democrazia stanno sorgendo all’orizzonte di un nuovo mondo multipolare? Prima pensavamo che la liberazione dall’oppressione degli organismi sovranazionali si sarebbe realizzata aumentando, passo dopo passo, la presenza e la forza dei partiti antisistema nelle istituzioni. La frammentazione dei partiti antisistema e gli ostacoli sempre più insormontabili per accedere e concorrere alle elezioni, ci hanno fatto capire che la liberazione da UE, OMS e NATO non sarà l’esito di un processo lineare che attribuisce massima centralità al momento elettorale, bensì sarà la risultante di nuove forme che si daranno i corpi sociali nel condividere una strategia di azione comune volta a pareggiare i rapporti di forza col nemico, riconquistare quote di sovranità, incidere e determinare le scelte politiche locali, nazionali e sovranazionali.
Se la strada delle elezioni è sbarrata perchè il nemico si è blindato nella sua fortezza ed ha alzato il ponte levatoio, l’alternativa è un blocco sociale extraistituzionale che sopperisca alla mancanza di un portavoce interno alle istituzioni tramite “Percorsi di Partecipazione Democratica Alternativa”.
Gli strumenti di democrazia convenzionale (raccolte firme, elezioni, referendum), si rivelano inefficaci a scalfire lo strapotere degli oppressori sovranazionali; NON un allarme democratico ma una nuova consapevolezza che ci spinge a rilanciare la partecipazione democratica e l’esercizio della sovranità in forme assolutamente inaudite e innovative!