Nel mese di luglio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva detto che a garantire la smilitarizzazione dell’Ucraina attraverso una zona cuscinetto sarebbero state le operazioni militari, non la politica. “Non vedo alcun motivo per mettere in discussione ciò che il presidente Vladimir Putin aveva annunciato il 24 febbraio 2022 e ribadito pochi giorni fa,” aveva dichiarato Lavrov. “I nostri obiettivi rimangono gli stessi. E saranno raggiunti. C’è una soluzione a questo problema. I militari lo sanno.”
Nel caso in cui la distinzione di Lavrov tra negoziati politici e operazioni militari, tra soldati e civili, non fosse abbastanza chiara, giovedì scorso Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Esteri, ne aveva parlato con ironia. Durante il suo normale briefing con i giornalisti, alla Zakharova era stato chiesto di commentare le forniture di armi statunitensi all’Ucraina. “C’è qualcosa che non va in questo mondo se due donne devono mettersi a discutere di Stingers, MANPADS, SAMS e missili antiradar HARM,” aveva risposto alla giornalista. “Come promemoria, aumentando le sue forniture militari a Kiev e controllando direttamente le forze ucraine, compreso l’invio di dati di ricognizione in tempo reale, Washington è diventata di fatto una parte del conflitto in Ucraina… Per quanto riguarda i loro affari interni, quanti soldi danno a chi, quali forniture particolari sono in corso, o quale genere di materiale stanno, o no, finendo, questo non ci riguarda. Lasciamo che siano loro a decidere che tipo di giochi vogliono fare tra di loro.”
La ritirata di Kherson, annunciata dal ministro della Difesa Sergei Shoigu e dal generale Sergei Surovikin il 9 novembre, la campagna di guerra alle infrastrutture elettriche che ne è seguita e il blocco di truppe, armi e rifornimenti che arrivano per ferrovia da Kiev al fronte orientale, annunciato per la prima volta dal ministero della Difesa russo il 24 novembre, prefigurano come i militari russi si stiano preparando a stabilire una Zona Demilitarizzata Ucraina (UDZ), quale profondità avrà ad ovest del fiume Dnieper e le città che verranno incluse nel territorio controllato dalla Russia.
Si tratta di un futuro che sarà stabilito dallo Stato Maggiore russo, negoziato e firmato dagli ufficiali militari dei comandi ucraini controllati dalla NATO a Kiev e Lvov. Il risultato sarà la fine delle ostilità con un armistizio che non sarà un trattato di pace.
Il modello è l’armistizio di Panmunjom del 27 luglio 1953, che aveva posto fine alla Guerra di Corea. I termini dell’armistizio erano stati negoziati per due anni da ufficiali statunitensi, coreani e cinesi. La zona demilitarizzata coreana (DMZ) risultante aveva una profondità di quattro chilometri. La zona demilitarizzata ucraina (UDZ) sarà profonda fino a cento chilometri, e dipenderà della portata delle armi missilistiche e dell’artiglieria statunitense e della NATO schierate sul lato di Kiev del Dnieper. Sul terreno all’interno della UDZ potrebbero non esserci né elettricità, né persone, nulla se non i mezzi per monitorare e far rispettare i termini dell’armistizio.
A scanso di equivoci, il rosso sulla mappa indica la Russia.