di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Megas e ComeDonChisciotte, lo sapete bene, non fanno politica ma si spaccano la schiena esclusivamente nella ricerca della Verità con la “mission” finale di svegliare più gente possibile dal “torpore” indotto loro, attraverso una informazione di regime totalmente controllata e gestita, affinché il “manovratore” possa agire indisturbato.
La ricerca della Verità, nella giungla della disinformazione programmata e funzionale, a volte può essere difficoltosa e creare apparenti dubbi, da farci cadere nel “tranello” mentale che le verità possano essere molteplici.
Niente di più sbagliato…. la Verità è una e sempre e soltanto una!
Per ricercare la verità ed individuarla in tutti i sui contorni sono essenziali: elasticità mentale, una preparazione professionale adeguata, sete di ricerca e soprattutto non essere prevenuti.
Dopo di che esiste l’analisi corretta della realtà, dove l’elemento che sgombra il campo da ogni tipo di dubbio, molto spesso sono i numeri.
Quante volte in questi anni, per imporre immani sacrifici, abbiamo sentito ripetere questa frase: «Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità!»
Sarà vero? Giudicate voi.. ecco alcuni numeri:
Da quando siamo entrati nell’Unione Europea (1992), l’Italia ha privatizzato – o se vogliamo rendere onestà intellettuale alla realtà, dovremmo dire “svenduto” – più di tutti, sia in valori assoluti (121,3 miliardi di euro) che in percentuale al PIL (il 10,8%). [1]
Siamo da sempre contribuenti netti della UE: circa 200 miliardi di euro dal 1992 al 2021, nonostante la “pioggia di miliardi” del Recovery Fund.
Negli ultimi 30 anni abbiamo fatto 27 anni di avanzi primari (cioè di tagli alla spesa pubblica): circa 1.000 miliardi di euro dal 1992 ad oggi in meno nelle tasche degli italiani.
Avanzi primari che poi sono diventati deficit (che seguendo la “follia” del pareggio di bilancio, ricordo, sono finanziati con le tasse), per pagare gli interessi sul nostro debito pubblico – che per uno Stato che utilizza una moneta che non emette (l’Euro) e come vedremo in seguito, non ha un risparmio diffuso – rappresentano di fatto un mastodontico e continuo trasferimento di ricchezza finanziaria dalla massa all’élite ed al mondo finanziario (dall’entrata dell’euro parliamo di circa 1.200 mld per una media di circa 80 mld all’anno).
Gli investimenti pubblici sono stati tagliati del 30%.
Rispetto al 2001, il PIL è crollato del 7% (siamo tornati ai livelli del 1995, un salto indietro di quasi 30 anni), quello pro capite è crollato dell’11,8%, quello per occupato del 12,6%.
Prima della pandemia, l’economia italiana non si era mai ripresa dalla doppia recessione del 2008-13. In termini reali (cioè depurati dalla variazione dei prezzi), il PIL del 2019 era rimasto sui livelli del 2004, ma dopo la crisi covid è tornato indietro ai valori del 1998. Una stagnazione ventennale del PIL dimostrata dal grafico qua sotto:
Nel 2019 il PIL reale era inferiore del 3,9% rispetto al 2007, mentre nel 2020 questo gap è salito al 12,4%. Mai esistita dall’unità d’Italia una crisi così lunga, guerre mondiali incluse. E non è una battuta, basta osservare la serie storica del PIL dal 1861 per rendersene conto.
La domanda interna è crollata dell’8,6% (ricordiamo ancora quanto Mario Monti si pavoneggiava alla CNN, per averla distrutta attraverso il consolidamento fiscale). Nell’esperienza storica delle economie avanzate mature, il contributo della domanda interna alla crescita del Pil è stato ed è tuttora assolutamente preponderante rispetto a quello della domanda estera netta. Averla distrutta intenzionalmente a suon di mazzate di austerità al fine di perseguire il folle obiettivo di riequilibrare la bilancia commerciale, oltre a non trovare conforto nella dottrina economica, è stato un atto delinquenziale di cui il prof. Monti e chi lo ha seguito, si porteranno il sangue sulle proprie mani fin dentro la tomba.
La produzione industriale è crollata del 25,4%.
Le retribuzioni lorde sono state tagliate del 7% tra il 2001 e il 2021.
Solo nei primi 6 mesi del 2022 i salari reali sono ulteriormente scesi di un altro 7,5%.
Il reddito delle famiglie è sceso del 5,4%.
Ecco le variazioni dei salari in UE dal 1990 al 2020, riportate nel grafico sotto (fonte: elaborazione openpolis su dati Ocse):
Come potete notare, in tutti i paesi europei Ocse, fatta eccezione per l’Italia, dal 1990 ad oggi il salario medio annuale è aumentato. In alcuni casi poi in maniera molto evidente. L’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990. – Una deflazione salariale continua diretta verso la schiavitù, solo per il fatto di essersi privati dell’elemento essenziale che permette di equilibrare le economie moderne, senza ricadute sulle nostre vite: sto parlando della moneta moderna fiat emessa da uno Stato Sovrano e democratico in regime di monopolio.
Il tasso di risparmio è passato dal 28% degli anni 80′ all’attuale 3%.
Tanto per farvi rendere conto della realtà, guardate il grafico qua sotto, il quale evidenzia come dal 1988 al 2018 gli italiani detentori di BTP siano passati dal 57% al 6% – tutto a vantaggio del mondo finanziario e di risparmiatori esteri. Questo ci deve rendere edotti del fatto che quando il risparmio in un paese non è diffuso ma concentrato in poche mani, la spesa per interessi (di fatto una misura di politica fiscale), assume a tutti gli effetti le sembianze di un vero e proprio “reddito di cittadinanza per ricchi” – (e qui entra in gioco la credibilità di Renzi e co. che ogni giorno “sbraitano” per togliere il reddito di cittadinanza per i meno abbienti e che conta 8 mld circa all’anno per le casse dello Stato).
Non so se avete compreso bene il senso della “vigliacca” battaglia per cui si prodigano: lo Stato, da oltre 20 anni, spende 80 mld all’anno per dare un reddito di cittadinanza ai ricchissimi di casa nostra, al mondo finanziario ed ai risparmiatori esteri e si vorrebbe tagliare la spesa di 8 mld per chi prende poco più di 500 euro per mangiare.
Certa gente invece di puntare il dito verso luna facendo finta di non vederla – visto il dramma che sta vivendo il popolo italiano – il dito farebbe bene a tenerlo al “calduccio” da altre parti.
Il valore degli immobili è crollato del 15%.
Il numero di poveri assoluti è triplicato, passando da 1,9 milioni (3,3%) del 2005 ai 5,5 milioni (9,4%) del 2021. E secondo un indagine straordinaria di Banca d’Italia del 2021, 6 famiglie su 10 non arrivano a fine mese.
Abbiamo un tasso di disoccupazione imposta dalla UE (NAIRU e NAWRU) del 10% circa e di oltre il 25% quella giovanile.
L’emigrazione è aumentata del 144%. Ogni anno circa 200.000 italiani sono costretti a lasciare il Paese per mancanza di lavoro e di salari dignitosi. La maggior parte di questi sono giovani laureati.
Abbiamo l’inflazione all’8,4% – che in base ai dati sopra esposti, di fatto per il nostro paese trattasi di vera e propria stagflazione. Ovvero, stante la recessione economica in corso e la deflazione salariale perenne (come documentato nella tabella sopra), i prezzi aumentano pur in assenza di domanda.
Ed il motivo lo conosciamo bene, visto che ne abbiamo parlato a più riprese riguardo al caro-energia. Trattasi di veri e propri fenomeni speculativi (a carattere esogeno), indotti dai soliti noti con la compiacente inerzia dei governi.
Questo porta a scaricare i colossali profitti dei settori monopolistici, come quello appunto dell’energia, sul resto dei soggetti che operano nel nostro settore economico, provocando ulteriori fallimenti ed il conseguente aumento della disoccupazione.
Eccoci qua, dopo aver letto questi numeri, credo non ci sia molto più spazio per i dubbi sui perché politici ed economici di come siamo arrivati fin qui.
La Verità è che sono almeno 30 anni che ci obbligano a vivere al di sotto delle nostre possibilità. Molto al di sotto!
La Verità è che tutto quello che ci avevano detto sarebbe successo uscendo da UE ed Eurozona, è successo invece restandoci.
E non mi dite che non sapete chi ringraziare!